Separazione conviventi con figli. Quali i diritti dei figli?

i diritti dei figli di conviventi separati
Scritto il 12 Ottobre 2022 in Divorzio e Separazione

Parliamo oggi della separazione dei conviventi con figli, cioè delle coppie non sposate, dette anche coppie di fatto o conviventi more uxorio.
E cerchiamo di capire quali sono i diritti dei figli di due partner non sposati.
Cosa succede quando i due partner hanno figli e pongono fine alla loro convivenza? Quali diritti hanno i figli?
Andiamo a scoprirlo!

Prima di tutto, tieni presente che i nati da coppie non unite in matrimonio hanno la stessa condizione e gli stessi diritti dei figli che nascono da persone coniugate.

La legge non vuole che i figli subiscano disparità di trattamento a seconda della loro origine e delle condizioni della nascita.
E’ stata eliminata, pertanto, la distinzione tra figli legittimi e figli naturali.
Analogamente, la legge ha soppresso la categoria dei figli cd. adulterini, nati cioè da un rapporto extraconiugale.
Pensa che questa parificazione della condizione dei figli è recente, risale al 2013. Io la trovo estremamente giusta.
Infatti, i figli non devono risentire in alcun modo delle scelte dei genitori.

I figli nati da due genitori non uniti in matrimonio hanno quindi gli stessi identici diritti degli altri.

 

Quali sono i diritti dei figli quando i conviventi si separano?

Parliamo dei seguenti diritti:
– il diritto al mantenimento;
– il diritto all’educazione e all’istruzione;
– il diritto a ricevere supporto morale e affetto;
– il diritto a continuare a vivere presso l’abitazione familiare;
– il diritto di continuare a frequentare sia la mamma sia il papà.

 

Come si fa per garantire ai figli questi diritti?

I due genitori non conviventi o non più conviventi dovranno cercare un accordo per disciplinare i rispettivi doveri verso i figli minorenni e i figli maggiorenni non economicamente indipendenti.
E – fai attenzione – non basterà un accordo privato, cioè firmato a tu per tu tra i due genitori. Un accordo del genere non avrebbe, infatti, valore legale.
E, di conseguenza, nel caso che uno dei due genitori non lo rispettasse, l’altro non avrebbe alcuno strumento per ottenere il rispetto dei doveri dell’altro.
Un accordo del genere non avrebbe alcuna efficacia per la legge.
Un accordo privato, cioè non ratificato ufficialmente dal giudice, vale soltanto fino a quando viene rispettato spontaneamente dalle parti.
Quando, invece, uno dei due non lo rispetta, l’altro non ha alcuna forma di tutela.

 

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Come si fa per rendere l’accordo di separazione tra conviventi con figli efficace e vincolante?

L’ accordo è efficace e utile soltanto se siglato in modo ufficiale.
Per arrivare a questo occorre sottoporre l’accordo al Giudice. Il giudice fissa una udienza in cui entrambi i genitori devono presentarsi e confermare di volere quell’accordo. Dopodichè il Tribunale pronuncia un decreto con il quale ratifica l’accordo.
In questo modo, l’accordo diventa vincolante per la legge e le regole in esso contemplate dovranno essere rispettate da entrambi, nell’interesse dei figli.

Allo stesso modo di quanto avviene nella separazione dei coniugi e nel divorzio, l’accordo dovrà contenere le regole relative a tutti gli aspetti che abbiamo visto poco fa e cioè:

  • il mantenimento dei figli
  • l’assegnazione della casa familiare
  • i tempi di permanenza del minore presso i rispettivi genitori
  • il progetto educativo pensato per i figli.

 

Vale sempre il principio dell’affidamento condiviso anche nella separazione tra i conviventi con figli?

Chiaramente vale anche qua il medesimo principio dell’affidamento condiviso; e ciò comporta che sia la madre sia il padre continueranno a prendere insieme le decisioni importanti per la vita della prole minorenne, salvo decidere separatamente per le questioni ordinarie.

Tieni presente, infine, che l’accordo è sempre la soluzione da preferire e che in mancanza di accordo sarà il giudice a decidere.
In ogni caso, un buon accordo si raggiunge essenzialmente attraverso una trattativa che va condotta tra le parti debitamente assistite dai rispettivi avvocati di fiducia o da un avvocato unico per entrambi che svolge la funzione di mediatore.
Spesso impostare la trattativa da soli, senza alcun aiuto, rischia di condurre al fallimento della stessa.
I diretti interessati sono, infatti, coinvolti emotivamente e questo milita contro il raggiungimento di un’intesa.
Nulla, comunque, impedisce di provare a fare da soli; dopodiché, se non funziona, la strada da seguire è quella che ho indicato.

 

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