Risarcite le piccole vittime di abuso sessuale e le loro madri

Scritto il 14 Marzo 2006 in Dc-Danni ai Familiari

La notizia era apparsa sulla stampa pochi giorni fa, trattandosi di una sentenza (Trib. Monza, 14 marzo 2006) contenente una condanna risarcitoria esemplare per il danno esistenziale, morale e psichico, subito da due bambine rimaste vittime di abusi sessuali, e – di riflesso – dalle loro madri.

Il tribunale di Monza, riscontra – nel caso – una forte compromissione dell’integrità psichica, e altresì della dimensione esistenziale delle vittime, quelle dirette (le bambine oggetto di abuso) e quelle – per così dire- “di rimbalzo” (le loro giovani madri), oltrechè sul versante interno dell’anima.

“Lo zio Angelo” – così le bambine erano solite chiamare il mostro – aveva loro rivolto pesantissime attenzioni sessuali, sfociate anche nel compimento, ottenuto con la violenza, di atti consistiti nel farsi toccare e suggere il pene, nel far denudare una delle piccole e nel farsi masturbare sino alla eiaculazione.

Le voci di danno (morale, psichico, esistenziale) vengono quantificate sulla base di una valutazione equitativa, in grado di dare il giusto peso a tutti gli elementi rilevanti nella specie, che il giudice accuratamente enumera: e così, l’estrema gravità dei fatti, la non usuale loro caratteristica, il peso delle ripercussioni.

Particolarmente eloquente, tra quelli enunciati, il riferimento alla “estrema gravità dei fatti”, che suona come evidenza chiara ed inequivoca che a fare la differenza, sul piano della risposta risarcitoria, può essere il tasso di malvagità della condotta illecita, il dolo estremo; non potendo il risarcimento, in un caso simile, limitarsi ad apprestare riparazione riequilibratoria per le vittime, ma dovendo esso assumere, altresì, i connotati e la valenza di biasimo, e sanzione per il male volutamente e crudelmente arrecato.

 

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