Mediazione: a volte ritornano?

Scritto il 05 Novembre 2012 in Risarcimento Danni

Parrebbe il titolo di un vecchio film e invece, ahinoi, è un tema di piena attualità. Una settimana fa sembrava che la Corte Costituzionale, nostra garante della Carta Costituzionale, avesse messo per sempre al bando l’obbligatorietà delle procedure di mediazione e invece..

Mentre siamo ancora in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale datata 23 ottobre 2012, sono già partite le proteste dei sostenitori della mediazione obbligatoria (enti per la risoluzione alternativa delle dispute); a detta loro, ciò che era uscito dalla porta doveva rientrare in fretta dalla finestra e, passando dalle parole ai fatti, è stato presentato il 31 ottobre 2012 un emendamento alla Camera dei Deputati per la re-instaurazione dell’obbligatorietà della mediazione: un ripristino, in breve, della situazione precedente.

Questo tira e molla è frutto di celati interessi economici o è generato da un reale interesse di procedere ad una significativa semplificazione e riduzione delle cause civili?

A sentire i dati offerti dai sopraddetti enti, la mediazione appare come un’efficace mezzo di abbattimento dei costi della giustizia civile (un risparmio, dicono, di mezzo miliardo di euro) che porterebbe, nel 50% dei casi, alla risoluzione bonaria della disputa, senza dover quindi adire alcun giudice.

 

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Ma guardiamo all’altro lato della medaglia: la disciplina rende l’istituto un mezzo obbligatorio per il cittadino che volesse far valere un suo diritto o un suo legittimo interesse; questo comporta un depauperamento dei sopraddetti diritti (considerando che il giudice valuta negativamente il fatto che un soggetto non abbia tentato la conciliazione preventiva). L’art. 25 della Costituzione prevede che “nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge”, in pratica afferma il diritto di ciascun individuo di rivolgersi ad un organismo giudiziario per ottenere ragione dei suoi diritti, senza che questo potere sia limitato da procedure obbligatorie che se non espletate pesino negativamente sulla futura causa civile.

Il dibattito si svolge su due fronti: da una parte abbiamo professionisti (anche avvocati) e organi di mediazione che, avendo investito denaro, risorse e tempo, risulterebbero frustrati da un’eventuale de-vincolizzazione dell’istituto; dall’altro lato abbiamo gli avvocati che rimangono fermi nella convinzione di garantire la piena applicazione del diritto del cittadino riconosciutogli dall’art. 25 della Costituzione.

Non rimane altro da fare se non aspettare l’esito di questo ping pong giuridico.

Cogliendo la palla al balzo, potrei dire che il modo per risolvere il conflitto tra le varie posizioni sarebbe una mediazione?

(commento di Federico Tufano)