In questo articolo vediamo se il mantenimento dovuto alla moglie può durare per sempre o meno.
In altre parole, l’ assegno di mantenimento in favore del coniuge economicamente più debole, che venga stabilito nella separazione ha una durata determinata o rimane per tutta la vita dell’avente diritto?
Ecco, vediamo, allora, se c’è una durata per l’assegno di mantenimento o se esso venga meno a partire da un certo momento. E vediamo, altresì, se ci siano condizioni al verificarsi delle quali si perde il diritto a questo assegno.
Non è ammesso un accordo in cui si dica che il mantenimento per la moglie durerà per sempre
Può accadere che l’assegno di mantenimento resti dovuto al coniuge per tutta la vita.
Questo, tuttavia, non significa che si possa fare un accordo, in sede di separazione, in cui venga stabilito che l’assegno di mantenimento in favore della moglie dovrà durare per sempre. Una clausola del genere sarebbe invalida in quanto si rientra in materia di diritti indisponibili.
Facciamo qualche esempio per capire meglio.
- Primo caso: Marito e moglie si separano e concordano che il marito corrisponderà alla moglie un assegno di mantenimento di un determinato importo, con cadenza mensile. Come avviene normalmente, i due non stabiliscono nulla riguardo alla durata dell’assegno. Passa il tempo e la coppia rimane separata, ovvero nessuno dei due chiede il divorzio; di conseguenza, le condizioni economiche dei due coniugi rimangono invariate nel tempo.
Ecco, questo è il caso in cui l’assegno rimane vita natural durante, o meglio, fino a quando non si verifichi un cambiamento nelle condizioni economiche di almeno uno dei due. - Secondo caso: si tratta di un caso deciso recentemente dalla Corte di Cassazione. Marito e moglie si separano. Siccome sono comproprietari anche di beni e di aziende, essi dividono tutto. Dal conteggio del dare e dell’avere risulta un credito a favore della moglie.
Pertanto, nell’accordo di separazione viene previsto che il marito corrisponderà alla moglie un assegno di 500 euro mensili vita natural durante.
Passano alcuni anni. I due divorziano e a questo punto il marito chiede di essere esonerato dal pagamento di quei 500 euro. E questo perché le proprie condizioni economiche sono sostanzialmente cambiate e lui non è più in grado di corrispondere quella somma.
I due vanno in causa e l’uomo sostiene che la clausola che aveva firmato in sede di separazione è nulla. Il contenzioso arriva fino alla Cassazione, la quale dà ragione al marito. E questo in quanto deve essere rispettato il principio di indisponibilità dei diritti di mantenimento nella separazione e nel divorzio.
Cosa significa il principio di indisponibilità dei diritti di mantenimento?
Tale principio ha il seguente significato: ogni persona non può ritrovarsi vincolata per sempre ad un impegno che assume in un determinato momento della propria vita.
Le condizioni di vita ed economiche possono, infatti, modificarsi profondamente. Ecco quindi il motivo per cui questo tipo di accordo non è valido.
Nell’esempio fatto, l’esito sarebbe stato diverso se la clausola avesse previsto la dazione di quella somma mensile, senza tuttavia qualificarla come assegno di mantenimento. In tal caso, infatti, si sarebbe trattato di una semplice obbligazione pecuniaria quale può sussistere anche tra due persone estranee e che, dunque, deve essere adempiuta necessariamente.
E’ dunque importante prestare attenzione a come si scrivono i patti della separazione. Questo ovviamente è compito dell’avvocato, e allora è bene affidarsi ad avvocati competenti nella materia specifica.
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