La giustizia minorile nelle situazioni di miseria estrema

Scritto il 02 Settembre 2010 in Diritto di Famiglia

Da qualche tempo, presso il tribunale per i minorenni di Bologna tira aria nuova. Non che l’intero tribunale e tutti i giudici che lo compongono siano su questa linea, ma una parte sì, perlomeno.

La novità più vistosa, per così dire, è che le richieste della Procura dei minori di affidamento in via urgente ai Servizi Sociali e di collocazione del minore presso terzi, con allontanamento dalla famiglia, vengono talvolta respinte. Prima, quelle medesime istanze venivano pressochè sempre recepite passivamente senza approfondimenti di sorta

E sappiamo con quali effetti deleteri.

Bene, tra i più recenti interventi all’insegna della dissociazione dalle sbrigative richieste della procura c’è un decreto del 12 agosto 2010, apparentemente bizzarro, ma frutto – in verità- di una riflessione approfondita sui diritti delle persone.

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Ecco il caso: un ragazzo rumeno di sedici anni viene prelevato dai servizi e allontanato dalla madre, sulla base di quella fatidica norma – l’art. 403 c.c. – che i servizi utilizzano spesso in modo avventato. L’ “accusa” sarebbe che la donna costringe il ragazzo all’accattonaggio in strada.

Le sole notizie certe in merito, però, sono che madre e figlio vivono in situazione di miseria, con la conseguenza che la condotta materna potrebbe essere stata imposta da esigenze minime di sopravvivenza. E d’altra parte, un solo episodio di accattonaggio risulta documentato.

Un provvedimento così pesante come quello adottato dai Servizi sociali di certo non si giustifica, conclude il giudice, dovendosi piuttosto approfondire e vedere poi quali siano le misure più opportune.

Viene, dunque, ordinato al Servizio Sociale di ricollocare senza indugi il ragazzo presso la madre, e al tempo stesso al servizio viene affidato un mandato conoscitivo, minuziosamente specificato nel provvedimento.

Il 15 novembre il giudice riceverà madre e figlio per ascoltarli e conoscere così de visu le problematiche esistenti. Si tratta di un approccio ribaltato rispetto a quello dell’allontanamento improvviso di un minore dalla propria famiglia, teso a conoscere prima di adottare provvedimenti che potrebbero violare pesantemente diritti delle persone di rilievo fondamentale.