L’ Italia non aiuta un papà ad incontrare la figlia e viene condannata dalla Corte di Giustizia Europea a risarcirgli il danno (decisione CEDU 29.01.2013 Affaire Lombardo/Italia).
Penso ai sette anni trascorsi da papà Lombardo. Penso ai sette anni trascorsi dalla piccola figlia senza poter frequentare il proprio papà (è uno dei danni più gravi che possa arrecarsi ad un bambino): il tutto per l’atteggiamento impeditivo della madre, la neghittosità dei Servizi Sociali, e la scarsa per non dire nulla aderenza al problema reale delle misure disposte dai giudici.
Sette anni, non fa così sensazione pensare un lasso di tempo tanto ampio in un solo istante; eppure, in sette anni si può fare una guerra, finire prigionieri ed evadere poi, scalare le vette più alte del Tibet, conoscere il Dalai Lama…
Una vita, insomma, specie quando si ha un figlio piccolo, la vita per chi, ancora piccolo, non ha ancora vissuto di più e l’amore dei genitori è il mondo intero.
Ma, cosa ha stabilito la Corte di Giustizia Europea?
Con sentenza del 29 gennaio 2013, la CEDU ha condannato lo Stato italiano per aver violato le norme della Convenzione europea dei diritti umani.
Più precisamente, la Corte ha riscontrato una violazione dell’art. 8 CEDU (diritto alla vita privata e familiare) in quanto lo Stato italiano non ha attivato interventi efficaci per assicurare al padre il diritto di visita alla figlia.
La Corte ha ritenuto che l’inerzia delle autorità nazionali nell’assicurare il diritto di visita abbiano leso il diritto alla vita familiare del ricorrente.
Conseguentemente la Corte ha condannato lo Stato Italiano a risarcire il danno. 15.000,00 euro il danno non patrimoniale liquidato, cui si aggiungono altri 10.000 euro per il danno patrimoniale (le spese sostenute). Troppo poco però rispetto al pregiudizio effettivo.Qualcuno dirà: poco cambierebbe, il denaro è sempre il vil denaro e non restituisce l’affetto sottratto.
E’ vero, ma per quanto sia un mero surrogato, il risarcimento è l’ultima opzione, è ciò che resta quando il resto è perso.
E così l’illusione di giustizia è opera compiuta. Basta non interrogarsi del dopo, però: la fila dei cittadini italiani davanti alla Tesoreria della Banca d’Italia è interminabile; tanto da dover percorrere nuove strade giudiziarie per incamerare il dovuto.
Ma è una decisione comunque favorevole, valida, buona, che obbliga perlomeno a riflettere.