In seguito ad un errore medico un uomo di trent’anni riportava una stenosi uretrale ed una compromissione della funzione erettile.
Tali patologie costringevano il danneggiato ad urinare mediante un orifizio artificiale e pregiudicavano la sua normale vita sessuale.
Il giudice ha rilevato che il danno biologico – accertato nella misura del 25% di I.P. – non comprende ogni pregiudizio patito dall’uomo ed ha ritenuto congruo liquidare il danno non patrimoniale complessivamente considerato nella misura del doppio del danno “tabellare” alla salute in senso stretto, comprendendo nella liquidazione finale “sia le sofferenze fisiche e psichiche che il danno alla vita sessuale, lavorativa e di relazione in genere“.
La somma di € 70.288,50 (derivante dal calcolo del danno biologico da invalidità temporanea e permanente secondo le tabelle del Triveneto) è stata, quindi, raddoppiata.
Pur apprezzando il ragionamento del Tribunale di Pordenone, rilevo che il danno morale e, soprattutto, quello esistenziale sono, nel caso di specie, pregiudizi ben diversi dal danno alla salute, ragion per cui la loro valutazione non dovrebbe essere ancorata al pregiudizio fisico, ma valutata autonomamente.
Il danno più consistente, in casi come questo, è il “non poter più fare” o il “dover fare diversamente” e, per una così drammatica e drastica variazione in senso peggiorativo dell’esistenza, 70.000 Euro sembrano, a parere di chi scrive, davvero pochi.