E’ fatto notorio che il proverbio “moglie e buoi dei paesi tuoi” è ormai caduto nell’oblio, e che le relazioni sentimentali-affettive tra cittadini di Stati diversi sono in costante aumento. Tra queste spiccano le relazioni tra italiani e cittadine russe.
Fin qui nulla di strano, ovviamente.
Ma, tra i tanti casi della vita, può capitare che dalla relazione nasca un bambino, che la nascita avvenga in Russia ove la donna vive stabilmente, essendo per di più sposata con un cittadino russo.
Il bambino nasce, dunque, nell’ambito del matrimonio tra due cittadini russi, ma il papà è italiano.
E mettiamo, allora, che il vero padre voglia fare emergere la reale identità del piccolo, per poterlo poi portare in Italia, insieme alla madre e insieme costituire una famiglia.
Che fare, allora?
Potrà il papà italiano riuscire in un’impresa così ardua, complicata dal fatto che il disconoscimento dovrebbe riguardare un bambino non soltanto nato all’estero, ma che risulta ufficialmente figlio di un altro uomo?
Disconoscimento nella Federazione Russa
In Russia, come in Italia, i figli nati nel matrimonio o fino a 300 giorni dallo scioglimento del matrimonio, si presumono figli del marito della madre.
E’ ammessa, tuttavia, la possibilità di disconoscimento del figlio (cd. Disputing the Fatherhood), su iniziativa della madre, del marito di questa, del bambino stesso, ulteriormente su iniziativa del padre biologico.
Il Codice della Famiglia Russo non limita tale possibilità, con una sola eccezione: non potrà, infatti, procedere al disconoscimento colui che, al momento della registrazione della nascita nei registri dello stato civile, sapesse di non essere il padre del bambino.
In passato, l’azione di disconoscimento era assoggettata ad un termine molto breve (un anno dalla nascita).
Oggi, la normativa in vigore non contiene previsione di termini entro cui il disconoscimento debba essere domandato, a pena di decadenza.
L’eliminazione del ristretto ambito temporale entro cui presentare la domanda di disconoscimento è stata sollecitata da una condanna che la Federazione Russa ha subito, nel 2005, da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU): limitare ad un anno dalla nascita la possibilità di disconoscimento significava, infatti, impedire l’accertamento della verità sullo stato di filiazione.
Le iniziative opportune
Dunque, il papà italiano oppure la madre russa potranno domandare il disconoscimento della paternità, rivolgendosi al giudice territorialmente competente (in Russia, beninteso).
Ottenuto il disconoscimento nei confronti del marito della madre, il padre biologico potrà procedere al riconoscimento del bambino come figlio proprio, espletando alcune semplici formalità davanti all’ufficiale dello stato civile russo.
Nel frattempo, la donna dovrebbe chiedere il divorzio, e in detto procedimento produrre la pronuncia di disconoscimento.
Questo autorizzerà, infatti, la madre a chiedere e ad ottenere – nel giudizio di divorzio – l’affidamento esclusivo del figlio minore, e conseguentemente verrà meno la possibilità che l’ex marito si opponga all’espatrio del minore.
Infine, l’ ultima formalità da espletare per l’effettivo ingresso del minore in Italia sarà l’ottenimento del visto per madre e figlio “ai fini di ricongiungimento familiare”.
Sarà importante, in ogni caso, affidarsi ad avvocati competenti, in grado di organizzare e coordinare le iniziative da assumere secondo la tempistica più adeguata ed efficace, e di assicurare un monitoraggio costante sull’iter in corso.