Capita sempre più spesso di avere a che fare con casi di diagnosi errate che causano danni più o meno seri, sino ad arrivare, nelle situazioni più gravi, alla perdita della vita.
Le tipologie di errori medici che possono arrecare danno alla vittima (e ai suoi familiari) sono davvero molteplici, dovute talvolta a scarsa preparazione (imperizia), talaltra a disattenzione (negligenza) e anche a mancanza delle cautele necessarie (imprudenza).
Può parlarsi di diagnosi errata anche nei casi in cui l’errore medico riguardi la scelta degli strumenti diagnostici, come pure nei casi in cui l’errore sia stato determinato dalla mancanza di specializzazione del medico che ha effettuato quella diagnosi.
Anche la mancanza di informazione circa il fatto che la struttura ospedaliera non disponesse di strumenti di diagnosi appropriati può far sorgere la responsabilità del medico e/o della struttura ospedaliera: il paziente, infatti, deve essere adeguatamente informato anche sulle dotazioni a disposizione per gli accertamenti medici da compiersi, in modo da poter scegliere se e dove.
Varietà di situazioni dell’errore medico
I giudici si sono occupati di casi di errore medico di vario genere, che possono suddividersi in “diagnosi di patologia inesistente” e “< strong>mancata diagnosi di malattia“.
Tra i vari casi di errore medico non sono mancati quelli in cui era stato diagnosticato per errore un tumore maligno: pensate al trauma che una persona e la sua famiglia possono subire al verificarsi di tale eventualità; e pensate alle ripercussioni che una notizia del genere provoca sulla vita quotidiana della vittima e di chi gli vive accanto: per settimane o mesi essi vivono in un vero e proprio incubo, per poi sentirsi dire – ad un successivo controllo – che è stato un errore e non c’è nessun tumore.
È evidente che tutti i malati di cancro desidererebbero sentirsi dire che la diagnosi è sbagliata, eppure anche la notizia erronea di essere affetti da una malattia inesistente è causa di grave pregiudizio.
Nel 2008, il Tribunale di Bologna ha risarcito una persona cui era stata fatta per errore una diagnosi di sieropositività. Il paziente aveva riportato in conseguenza della notizia fasulla una vera e propria destabilizzazione psichica, che il giudice riteneva congruo risarcire con la somma di 173.00 euro per il danno non patrimoniale (biologico, esistenziale e morale) subito dalla vittima.
In un altro caso, il medico di turno non aveva diagnosticato un infarto ad un paziente arrivato d’urgenza al Pronto Soccorso, e l’aveva rimandato a casa; era seguito quindi il decesso dello sventurato: i giudici romani hanno ritenuto che l’immediato ricovero avrebbe invece potuto salvare l’uomo.
Le situazioni sono varie e numerose anche se non sempre – per fortuna – una diagnosi errata conduce a conseguenze gravi.
Certo, chi intenda far valere la responsabilità della struttura ospedaliera e dei medici cui sia imputabile l’errore deve chiedere, per prima cosa, all’avvocato di sottoporre il caso ad un’attenta valutazione. Soltanto una verifica rigorosa di tutti i profili consentirà di partire bene nella eventuale causa per risarcimento.
L’errore medico può presentarsi sotto molteplici sfaccettature, non sempre è facile individuare correttamente le responsabilità ed essere in questo modo ben tutelati. Al tempo stesso, si deve evitare di accusare ingiustamente gli operatori sanitari, addossando loro responsabilità a cuor leggero, con il rischio di comprometterne irrimediabilmente o con pesanti conseguenze la loro immagine e decoro professionale.
Come richiedere il risarcimento dei danni per diagnosi errata
Per richiedere il risarcimento dei danni subiti a causa di una diagnosi errata, bisogna innanzitutto rivolgersi a professionisti specializzati in questo settore, in grado di intervenire in maniera appropriata a seconda delle situazioni.
Ogni caso presenta particolarità sue proprie, per questo deve essere analizzato in dettaglio; occorre infatti verificare con il massimo scrupolo se ci siano o meno gli estremi per un’azione risarcitoria.
Le maggiori difficoltà che caratterizzano una causa di risarcimento per diagnosi errata riguardano l’accertamento del danno subito dalla persona proprio a causa di quell’errore. Non è sempre facile, infatti, accertare se il pregiudizio lamentato si sarebbe verificato ugualmente anche in ipotesi di diagnosi corretta o tempestiva.
Un altro profilo complesso e che richiede una preparazione approfondita nell’avvocato difensore della vittima, è quello della quantificazione del danno subito, dovendo essere presi in considerazione tutti i risvolti negativi della vicenda: non soltanto cioè la lesione biologica, ma anche la sofferenza interiore e i cambiamenti indotti nel vivere quotidiano, rispetto cioè alle attività abituali che sono state abbandonate o che si sono imposte a causa dell’errore medico.
Va detto, comunque, che per effetto di una recente riforma, oggigiorno la domanda di risarcimento non può essere presentata al giudice prima di avere svolto un tentativo di conciliazione in sede stragiudiziale, cioè fuori dalle aule del tribunale. Spetta all’avvocato dare ragguagli precisi sul punto, indirizzando l’assistito per lo svolgimento del tentativo obbligatorio di conciliazione.
Prescrizione della richiesta di risarcimento per errore medico
La domanda di risarcimento per errore medico deve essere formulata nel termine di dieci anni dall’evento dannoso. Qualora, però, i problemi di salute ricollegabili all’errata diagnosi si siano manifestati a distanza di tempo rispetto ad essa, i dieci anni ai fini della prescrizione potranno essere calcolati dal momento in cui il danneggiato ha avuto la reale percezione dell’esistenza del danno.
Danno ai familiari
Anche i familiari e parenti della persona vittima di una diagnosi errata possono domandare il risarcimento dei danni, specie se conviventi o se in stretti rapporti di frequentazione.
È evidente, infatti, che l’errore diagnostico commesso dal medico produce conseguenze negative anche a carico delle persone legate affettivamente alla vittima.
Pensate, per esempio, al coniuge di chi riceva una diagnosi tumorale erronea: durante tutto il tempo che precede la scoperta dell’errore, il coniuge si troverà a dover sostenere moralmente l’altro, cercando di confortarlo e di celare la propria preoccupazione; e per farlo si troverà probabilmente a dover liberare energie emotive e fisiche modificando i propri impegni quotidiani e lavorativi; senza poi considerare la sofferenza interiore per la modificazione della prospettiva di vita di coppia e individuale.
Ma, pensate anche ai genitori di un bambino nato malformato a causa del fatto che l’ecografista non si era avveduto dell’esistenza della malformazione congenita nel feto e, di conseguenza, non aveva informato la gestante.
Un tempo, il danno subito dai congiunti veniva considerato un danno riflesso, cioè secondario; oggi invece, e già da tempo, anche i familiari vengono considerati vittime dirette dell’errore e frequentemente viene attribuito loro il risarcimento.
Lo studio non accetta incarichi di assistenza per domande di risarcimento pretestuose, essendo in gioco dall’altra parte la dignità e l’identità professionale di un medico e/o di una struttura sanitaria.
Lo studio non accetta incarichi di assistenza allorquando, da un esame approfondito, non risulti la fondatezza della pretesa risarcitoria.
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