Coronavirus e genitori separati: regole per visite, spostamenti, fine settimana.
E’ il titolo dell’articolo apparso oggi sul Corriere della Sera.
Lo leggo subito, pensando a possibili regole dettate dal Governo. Non penso a un decreto, potrebbe trattarsi di una Circolare emanata nelle ultime ore.Del resto, l’annuncio si trova nella prima pagina di un quotidiano a tiratura nazionale!
Diversamente dalle aspettative, quelle annunciate sono regole abbozzate da un’associazione di avvocati divorzisti. Regole, dunque, che non hanno una valenza giuridica né possono acquisirla in alcun modo.
Si tratta, per meglio dire, di indicazioni che un’associazione di avvocati reputa utili per rispondere “ai dubbi e ai quesiti di migliaia di genitori”.
Regole prive di valore giuridico, cioè non dettate dal legislatore, eppure rivolte alla grande platea dei genitori separati; un vademecum sui comportamenti da tenere nella gestione dei passaggi dei bambini da un genitore all’altro. L’obiettivo: non incorrere nei divieti ed evitare il contagio.
Mi chiedo, allora, la ragione di questo vademecum, quando già il Governo e il Tribunale di Milano hanno dato indicazioni.
Due delle regole pubblicate oggi mi colpiscono: quella sugli spostamenti e quella sul pernottamento.
Vediamole.
Spostamenti
Leggiamo: “Il decreto consente in ogni caso di andare a fare visita o prendere i figli, ovunque essi siano. Dunque anche spostandosi in un altro Comune o Regione. Per quanto riguarda il consiglio degli esperti, si ritiene non opportuno effettuare spostamenti dei ragazzi per distanze superiori ai 30 chilometri per il rischio che si possa comunque rimanere troppo fuori casa ed entrare in contatto con altre persone. Rimane sconsigliato qualsiasi tipo di spostamento per i minori di 5 anni”.
Due regole, dunque: no alla visita del figlio se la distanza tra le due abitazioni supera i 30 km.
No alla visita del figlio che abbia meno di 5 anni.
Cerchiamo di capire il senso e la ragione di indicazioni che, per forza di cose, saranno pur state meditate!
a) No spostamento oltre i 30 km.
Prima di tutto, differenziare gli spostamenti per vedere i figli in base alla distanza da percorrere (30 km) è un’indicazione priva di base giuridica oltreché logica.
In pratica, un padre separato il cui figlio abita a 29 km potrebbe andare tranquillamente a prenderlo; al contrario, il padre separato il cui figlio vive a 35 km farebbe bene a rinunciare a vedere il figlioletto. E perché mai? La risposta: “per il rischio che si possa rimanere troppo fuori casa ed entrare in contatto con altre persone”.
Dunque, allora: se il papà separato percorresse in auto la distanza di 29 km. non rischia di incontrare altri; all’opposto, il papà che percorresse 38 km potrebbe incontrare più persone in quel lasso temporale maggiore che impegna per percorrere la distanza superiore.
Chiediamoci, poi, dove potrebbe avvenire l’incauto incontro durante un tragitto effettuato a bordo della propria autovettura, con bar e ristoranti chiusi?
b) No incontri per i minori di 5 anni
Anche qui una differenziazione netta, questa volta in base all’età; uno spartiacque segnato sulla base di criteri che non hanno nulla di scientifico. Una indicazione tranchant, neppure accompagnata da una minima spiegazione.
Quindi, se un bambino ha 4 anni e mezzo, è meglio che rimanga a casa con la mamma. Se invece il bambino ha compiuto 5 anni, potrà vedere il papà.
E’ chiaro che così non può essere.
Per quale ragione si dovrebbe distinguere la sorte degli incontri tra genitori e figli piccoli in base all’età di questi ultimi? Tanto più che per fortuna i bambini al momento sono abbastanza risparmiati dal virus (non solo quelli oltre i 5 anni).
Il pernottamento presso il genitore non collocatario
L’indicazione: “Quando il genitore non collocatario deve portare i figli con sé per il pernottamento bisogna valutare la possibilitàà di avere una stanza dedicata a loro per evitare eventuali contatti a distanza ravvicinata anche con una nuova compagna o consorte o eventualmente con altri figli che abbiano la residenza o il domicilio in quell’abitazione”.
Prima osservazione: Non tutti i genitori non collocatari dispongono di case con grandi spazi e numerose stanze (semmai è vero il contrario). Ergo, il grande numero di genitori privi di una stanza dedicata dovrebbero rinunciare a tenere i figli con sé durante la notte? E perché poi il problema si pone soltanto per le visite con pernottamento? Il virus colpisce nelle ore notturne?
E c’è il rovescio della medaglia: quanti genitori collocatari potrebbero brandire questa ‘regola’ per impedire all’altro di tenere il bambino la notte?
Attenzione agli equilibri!
Dopo questa riflessione, io credo che queste regole vadano ripensate, forse non sono state meditate con la dovuta attenzione, può capitare di questi tempi.
Sappiamo, però, quanto fragili siano gli equilibri tra genitori separati.
Il più delle volte questi genitori hanno impiegato tempo e denaro per dotarsi di regole e trovare un nuovo equilibrio esistenziale; hanno sofferto e lottato per ottenere un pezzo di carta idoneo a preservare il loro diritto a conservare il rapporto con i loro figli. E i Giudici dal canto loro hanno apprestato risposte per garantire ai bambini la presenza e l’affetto di entrambi i genitori.
Ora, è vero che un’epidemia rende indispensabili nuovi assetti, nuovi approcci anche nelle relazioni; e tali nuovi assetti potrebbero confliggere con le regole della normalità, potrebbero far vacillare gli equilibri precedenti.
Ed è proprio per questo – io credo – che il da farsi debba rimanere strettamente affidato alle regole già scritte; per evitare incertezze, per evitare possibilità di strumentalizzazioni. Si applichino quelle regole, salvo beninteso che situazioni particolari giustifichino un ricorso al Giudice per modificarle. E sarà il Giudice a decidere.