A chi spetta la casa coniugale se non ci sono figli? Questa è una domanda ricorrente che mi viene rivolta. E nasce dal fatto che il coniuge più debole è spesso convinto di avere diritto di abitare nella casa familiare anche se questa non è di sua proprietà o lo è solo in parte.
Vediamo, allora, in base a quali regole viene stabilito chi dei due coniugi avrà diritto di rimanere nella casa coniugale.
Cosa deve intendersi per casa coniugale o familiare
Prima di tutto occorre che sia chiaro qual’è la casa coniugale.
Esiste una sola casa coniugale. Potresti possedere due case o tre o molte case ma soltanto una di queste rappresenta l’abitazione familiare.
Si tratta della casa dove marito e moglie vivono abitualmente al momento in cui uno dei due chiede la separazione. Non importa che essa sia di proprietà o in affitto.
Se, dunque, possiedi una casa in città e una al mare dove trascorri le vacanze, la seconda non può essere considerata casa familiare. E questo neppure nell’ipotesi in cui la casa in città sia in affitto e quella al mare sia di proprietà.
Ancora: se la coppia ha vissuto molti anni in una casa che poi ha dato in locazione trasferendosi in un’altra, casa coniugale è soltanto la seconda, anche se al momento della separazione fosse abitata soltanto da qualche mese.
Cosa significa assegnazione della casa coniugale
Assegnazione della casa familiare non significa attribuzione dell’immobile in proprietà; e ci mancherebbe! Assegnazione vuol dire diritto di abitare e, pertanto, si riferisce alla disponibilità materiale dell’immobile per abitarvi. Dunque, la proprietà non c’entra.
I casi possibili
Fatte queste premesse fondamentali, vediamo a chi spetta il diritto di abitare l’abitazione coniugale
La risposta è diversa a seconda dei casi.
– Se l’immobile è di proprietà esclusiva di uno dei due, l’altro deve andarsene; non c’è alcun dubbio su questo. Se non lo fa, il coniuge proprietario dovrà attivare una procedura simile allo sfratto.
– Se, invece, l’immobile appartiene in comproprietà ai coniugi, allora si verifica una situazione paradossale: entrambi hanno diritto di continuare ad abitarvi. Essi, pertanto, dovranno accordarsi su chi rimarrà nella casa e chi, invece, si trasferirà altrove.
Ho visto casi in cui, pur essendosi separati, i due coniugi continuavano a coabitare, poiché nessuno dei due voleva darla vinta all’altro, oppure perché erano entrambi molto affezionati a quell’immobile. Ma è chiaro che questo è soltanto un modo per vivere infelici e vanificare la separazione. Che senso ha, infatti, separarsi e continuare a doversi vedere tutti i giorni? Dunque, nel caso di comproprietà occorre trovare un accordo.
Ipotesi di accordo
L’accordo potrebbe contemplare che uno dei due lasci la disponibilità materiale della casa all’altro, ricevendo da questo una somma mensile a titolo di indennità di occupazione. Un po’ come se chi resta diventasse inquilino dell’altro (per la metà, beninteso!).
Al limite, potrà essere anche prevista una occupazione gratuita, quando ad esempio la moglie abbia diritto ad un mantenimento. Al posto dell’assegno, la coppia potrebbe, appunto, stabilire che, per esempio, la moglie occuperà l’immobile a titolo gratuito anche per la metà casa dell’altro coniuge.
L’accordo potrebbe anche essere nel senso che la casa venga messa in vendita sul mercato e, a vendita compiuta, venga suddiviso il ricavato tra i due coniugi. E, ancora, uno potrebbe acquistare la metà dell’altro.
Tieni poi presente che, se nessun accordo è possibile, comunque il giudice della separazione non potrà decidere nulla al riguardo.
Divisione della casa in tribunale
Tuttavia, il coniuge interessato potrà rivolgersi al tribunale ordinario per ottenere la divisione della proprietà comune. E’ questo il giudizio di divisione.
Ma questo sarà un procedimento diverso da quello di separazione o divorzio.
Nulla, comunque, impedirà che l’accordo venga raggiunto durante lo svolgimento del giudizio di divisione. I coniugi potranno, infatti, sempre concordare la vendita dell’immobile, da uno all’altro o a terzi.
Se questo non avverrà, il giudizio porterà alla vendita all’asta dell’immobile comune, con divisione tra i coniugi del ricavato.
Conclusioni
Dunque, ricapitolando: se ti stai separando o stai divorziando e non hai figli, oppure se i Tuoi figli sono già adulti, hanno un lavoro e vivono per conto loro, devi sapere che la casa coniugale non potrà venire assegnata né a te né al tuo coniuge. Sarà però possibile un accordo, in tutto e per tutto libero, non essendo coinvolti minori da tutelare.
Se l’accordo non si raggiunge, allora la strada da seguire è quella della divisione dell’immobile comune.
Nessun giudice, in ogni caso, potrà attribuire ad uno dei due il diritto di abitare nella ex casa coniugale.
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