Una fattispecie singolare, nella quale la moglie dell’amministrato, già nominata amministratore di sostegno, cede il posto alla madre di questi; e ciò all’esito di una trattativa svoltasi tra le due contendenti nella stanza del g.t., con il giudice stesso chiamato a svolgere il delicato compito di compositore della lite.
La contesa era sorta a seguito dell’iniziativa della madre, la quale accusava la nuora di disinteresse e di negligenza nell’assolvimento dei propri compiti vicariali.
Non è dato desumere, dalla motivazione del provvedimento, quale tra le due donne fosse portatrice di ragioni valide e fondate, ma non è questo il punto.
Ciò che rileva è che all’esito di una serie di udienze, tutte disposte per la ricerca di una soluzione condivisa, la moglie dell’amministrato ‘rassegna le proprie dimissioni’, chiedendo – però – che il nuovo amministratore venga incaricato di destinare somme mensili al mantenimento delle figlie minori.
Da qui, la soluzione conciliativa accolta dal giudice: nomina della madre del beneficiario ad amministratore di sostegno con incarico di elargire alla famiglia dello sventurato una somma mensile pari a circa tremila euro.