Affidamento condiviso e tempi paritetici. Qual’è la differenza?

affidamento condiviso e tempi paritetici
Scritto il 29 Dicembre 2021 in Divorzio e Separazione

Affidamento condiviso e tempi paritetici sono la stessa cosa? O, perlomeno, dovrebbero esserlo?
Se sei un genitore separato, se stai per farlo, probabilmente ti stai ponendo questa domanda.
Spesso, purtroppo, le battaglie che si fanno in Tribunale riguardano proprio i tempi con i figli.
Il fatto che i bambini non saranno più tutti i giorni con te rappresenta ovviamente una forte preoccupazione. E senti senz’altro che vale la pena battersi per ottenere il massimo possibile del tempo con tuo figlio.

Beh, bisogna anche dire che ci sono casi in cui l’insistenza del genitore cd. non collocatario per avere tempi equivalenti si collega al fatto che, in tal modo, l’assegno da versare per contribuire al mantenimento dei figli si ridurrebbe. Ma questo, quando si verifica, non deve essere considerato per forza come una colpa. In fondo, aspirare ad avere i figli con sè quanto più possibile e sostenere direttamente le spese per loro è legittimo!

Comunque, cerchiamo di rispondere alla domanda che ci siamo fatti all’inizio.

Che rapporto c’è tra affidamento condiviso e quantità di tempo che si trascorre con i figli? 

Allora, affidamento condiviso non significa tempi a metà.
Se hai l’affidamento condiviso, non per questo hai diritto di tenere i figli con te per il cinquanta per cento del tempo. L’affidamento condiviso non è questo.
Affidamento condiviso vuol dire che ambedue i genitori, una volta separati, continueranno a partecipare alle scelte importanti di vita dei figli minori.
Ciascuno di essi avrà, dunque, il diritto -dovere di prendere le decisioni nell’interesse del figlio. Quando dico “decisioni importanti” intendo le decisioni relative alla scuola, all’educazione, alla salute. Di conseguenza, né la madre né il padre potranno decidere da soli su questi aspetti, escludendo l’altro.

Sembra tutto così facile, ovvio e banale, mentre invece le aule dei tribunali sono affollate di genitori che lamentano di essere stati tenuti all’oscuro delle decisioni riguardanti i propri bambini, da parte del genitore cd. collocatario e di venire esclusi, tenuti a distanza.

Attenzione! L’affidamento condiviso è, prima di tutto, un diritto dei figli minorenni. E la violazione di questo diritto può portare a conseguenze rilevanti a carico del genitore che non lo rispetta.
Questo diritto del figlio si chiama “diritto alla bigenitorialità” e sta scritto nella Costituzione.

 

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Bigenitorialità e affidamento condiviso 

Nella sostanza, bigenitorialità ha lo stesso significato di affidamento condiviso.
Per l’esattezza, bigenitorialità è il diritto del figlio di continuare a godere della presenza educativa ed affettiva di entrambi i genitori anche quando costoro sono separati.
E questo vale per tutti i figli, anche quelli nati da genitori non sposati.
È la legge a stabilire che l’affidamento è condiviso.
Soltanto in casi del tutto particolari il giudice può affidare i bambini ad uno soltanto dei genitori. In tal caso si ha l’affidamento esclusivo.
Tranne che in casi particolari, dunque, i figli restano affidati ad entrambi i genitori.

La questione dei tempi

I tempi di presenza dei figli presso ciascun genitore devono essere discussi e decisi.
Le opzioni sono numerose. E la decisione sarà presa dai genitori con l’aiuto degli avvocati.
In mancanza di accordo tra i genitori, sarà il giudice a decidere i tempi.

Tempi paritetici o equivalenti

Vediamo, infine, i tempi paritetici che, sottolineo ancora, non coincidono con l’affidamento condiviso. Poter tenere i figli con sé per tempi equivalenti a quelli dell’altro genitore rappresenta l’aspirazione di molti adulti, specie dei papà che, spesso, non convivono con i figli. Io comprendo bene che rivendicare tempi paritari ha un profondo valore per questi padri. Ciò nonostante, mi soffermo su questo punto per spiegare loro che, sì, i tempi sostanzialmente uguali sono importanti. Tuttavia, ottenere tempi paritari non è una conseguenza diretta e automatica dell’affidamento condiviso. Dipende dalle situazioni concrete che vanno esaminate in tutti i loro aspetti. Soprattutto, ottenere tempi paritari dipende da una trattativa collaborativa, condotta cioè con impegno da ambo le parti.

Ma, cosa decide il giudice?

Riguardo ai tempi, i giudici tendono a stabilire dei calendari standardizzati. Il più delle volte viene stabilito che i figli minori stiano insieme al genitore non collocatario a fine settimana alternati, e una giornata durante la settimana. Questo modello però può avere varie modulazioni.

Quello che è certo è che raramente il giudice stabilisce in partenza tempi equivalenti.
Questi possono venire decisi dopo un’istruttoria, cioè dopo una consulenza tecnica che accerta la positività di questa soluzione nel caso concreto.

In pratica, se il perito del giudice (psicologo) conclude che nel caso sarebbe bene che i bambini stiano pari tempo a casa di un genitore e dell’altro, è molto probabile che il giudice accolga tale soluzione.

Questo esito, tuttavia, non è scontato. Dunque, se vuoi ottenere tempi equivalenti ti consiglio vivamente di giocarti la partita in sede di trattativa con il tuo o la tua ex.

Guarda questo video sull’argomento e fammi sapere, se vuoi, cosa ne pensi.