La paralisi della giustizia minorile

Scritto il 02 Novembre 2010 in Diritto di Famiglia

L’ intervista al Presidente del tribunale per i minorenni di Bologna, uscita oggi 28 ottobre 2010 sul Resto del Carlino riguardo alla lentezza della giustizia minorile, mi induce ad alcune osservazioni.

“Siamo sottodimensionati e affogati dai fascicoli” è la principale delle motivazioni indicate dal Presidente. Ebbene, è vero, diamone atto: il tribunale per i minorenni è uno per l’intera regione, mentre i tribunali ordinari che decidono sulla separazione dei coniugi e sulla sorte dei figli sono più d’uno.

Sta di fatto, però, signor Presidente che a bollire in pentola c’è molto di più.

Intanto, non è vero che il giudice minorile non possa assumere provvedimenti provvisori e urgenti: il mio studio è pieno di fascicoli con decreti provvisori (e nondimeno laconici e non di rado carenti sotto vari profili, ma questa è un’altra storia).

Dove sta scritto che i provvedimenti urgenti non possono essere assunti? Che dire, allora, dei decreti emessi a ridosso di richieste che provengono dal pubblico ministero e che conducono, in men che non si dica, all’allontanamento forzato del bambino dalla famiglia d’origine? Il tutto senza alcuna verifica preventiva?

Il Presidente, messo di fronte a casi eclatanti (sono tanti purtroppo) di padri che non vedono i propri figli da anni o addirittura dalla nascita risponde: tutti sbagliano, i giudici possono sbagliare, i servizi sociali anche.

Un ottimo modo per suscitare sentimenti di benevolenza, del tipo: anche i giudici sono uomini!!!
 

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Certo che sì, ma sono prima di tutto uomini e donne che hanno scelto di dedicarsi all’amministrazione della giustizia (non confezionano scarpe; non sfornano pagnotte, non timbrano i biglietti sull’autobus, con tutto il rispetto per chi fa questi mestieri); amministrano la giustizia, nella consapevolezza (si spera) di orientare e spesso decidere il destino delle persone (dei minori, sì, e anche degli adulti, che non valgono meno dei bambini, beninteso).

E, in ogni caso, vogliamo indulgere ai possibili errori degli operatori? Indulgiamo, ma non diciamo – per favore – come ancora si legge nell’intervista, che spesso ciò che dicono i servizi sociali viene corretto dai giudici.

Quando mai? Se per assurdo le relazioni venissero scritte da un assistente sociale con qualche disagio psichico (e Vi assicuro che qualcuno potrebbe esserci), credo francamente che nessun giudice mostrerebbe di rendersene conto. Io opero da vent’anni circa in questo settore e aspetto ancora di vedere provvedimenti del t.m. che prendono le distanze dalle valutazioni dei S.S.

Ora, sarà anche colpa di Berlusconi – non dico mica di no – ma santo cielo, non può essere sempre e soltanto colpa di Berlusconi (non sono berlusconiana, ma non è serio scavalcare in questo modo i problemi).

Sono questioni vecchie, la novità è che i media cominciano ad occuparsene ora.

Leggo l’art. 111 Cost. parla di ragionevole durata del processo. Un diritto inviolabile della persona, parrebbe, consacrato nella nostra bella legge fondamentale. Cosa ne dice Presidente?