Se la moglie lavora part-time, in caso di separazione le spetta il mantenimento? Oppure il coniuge potrà essere esonerato dal pagamento di un assegno per il fatto che la moglie comunque un lavoro ce l’ha?
Si tratta di una questione da tifo da stadio. E’ infatti ovvio che tanti mariti staranno rispondendo: ma scherziamo? l’assegno di mantenimento non è assolutamente dovuto! Il lavoro part- time non gliel’ha imposto nessuno. La moglie può anche lavorare a tempo pieno, come faccio io!
Dall’altra parte, una moltitudine di mogli starà rispondendo che, invece, con un lavoro part-time è difficile sbarcare il lunario, e che il part time non lo possono fare, per via dei bambini!
Come sempre, quando si parla di separazione tra marito e moglie, non c’è mai una risposta che vale per tutti i casi. E, se mi segui da un po’ di tempo, ti verrà in mente la mia solita frasettina: “Dipende dai casi!”.
Nella guida che trovi sempre su questo sito, abbiamo esaminato quali sono le condizioni stabilite dalla legge per avere diritto all’assegno di mantenimento.
Il problema è applicare tali regole ai casi concreti in cui la soluzione non è così scontata. Ed uno di questi casi è quello in cui la moglie lavora con un orario di lavoro parziale, con un part-time appunto.
Vediamo, nell’ordine:
1. il caso della moglie che trova un lavoro part time dopo anni di disoccupazione o durante i quali non ha lavorato perché dedita alla famiglia;
2. il caso della moglie che ha sempre lavorato part time per decisione concorde dei coniugi all’epoca della convivenza matrimoniale;
3. il caso della moglie che lavorava a tempo pieno durante il matrimonio e che sceglie di lavorare meno ore dopo la separazione.
1. Moglie con un lavoro part-time iniziato dopo anni di disoccupazione o durante i quali non ha lavorato per dedicarsi alla famiglia
In questo caso, è logico immaginare una capacità lavorativa un po’ arrugginita, ovvero una lavoratrice che non sarà proprio al passo con le abilità lavorative richieste oggigiorno nel mercato del lavoro.
Pensiamo a una donna di 55 anni che trova lavoro come commessa in una panetteria che rimane aperta soltanto di mattina.
L’orario part-time è, pertanto, obbligato, non è lei a decidere di lavorare meno ore.
Se i redditi del marito sono sostanzialmente più alti, l’assegno di mantenimento spetterà a quella moglie!
A meno che il coniuge dimostri che in realtà la moglie possiede capacità lavorative tali da poter reperire un lavoro a tempo pieno e guadagnare di più. L’esempio potrebbe essere quello di in cui il marito possa dimostrare che la coniuge in gioventù aveva fatto la pasticciera e, pur dopo avere interrotto quell’attività, aveva continuato ad interessarsi di pasticceria e, guarda caso, quella panetteria o un’altro esercizio cercava proprio una pasticciera con lavoro a tempo pieno!
2. Moglie che ha sempre lavorato part-time per decisione concorde dei coniugi all’epoca della convivenza matrimoniale, quando i figli erano piccoli
Anche in questo caso, per venire esonerato dal pagamento dell’assegno, il marito dovrebbe dimostrare che la moglie potrebbe realmente dedicarsi ad un’attività lavorativa più proficua. In definitiva, ciò che fa la differenza è che vi sia una possibilità concreta di svolgere un’attività lavorativa più redditizia; ma non in astratto, bensì tenuto conto di ogni fattore individuale e ambientale.
Le semplici ipotesi teoriche non hanno alcun valore.
3. Moglie che lavora part-time per scelta o per pigrizia, mentre potrebbe lavorare a tempo pieno, avendone la possibilità concreta.
Pensiamo alla donna che ha sempre lavorato full time come impiegata in un ufficio. In questa ipotesi, il marito può ottenere l’esonero dall’obbligo di versare l’assegno di mantenimento proprio facendo leva sulla concreta possibilità per la ex di continuare a lavorare a tempo pieno.
Questi sono alcuni dei tanti casi che si possono verificare e ricorda che ogni situazione richiede un esame approfondito per poter arrivare ad una risposta attendibile sulla spettanza o meno dell’assegno.
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