Senti chi parla

Scritto il 06 Febbraio 2013 in Diritto di Famiglia

Ogni tanto è bello leggere delle sentenze che difendono a spada tratta quei diritti inviolabili che appartengono al minore, quali l’ascolto e la partecipazione nei procedimenti che lo riguardano. Provvedimenti giudiziari che avvicinano, forse, l’Italia allo standard di giustizia europeo/internazionale, traguardo che troppo spesso fugge lontano.

Così, con decisione del 24 gennaio 2013, il Tribunale di Varese ribadisce l’obbligatorietà dell’ascolto del minore, sancita sia a livello internazionale, sia a livello nazionale; l’audizione deve avvenire sempre, salvi i casi in cui esista la grave probabilità di pregiudicare gli interessi fondamentali del minore. In tutti i casi in cui il giudice decida di non ascoltare il minore, dovrà motivare la sua decisione in maniera espressa e puntuale.

L’ascolto del minore deve essere proporzionalmente commisurato al suo discernimento, senza doversi dunque ancorare rigidamente al dettato normativo che prevede l’età minima di 12 anni. A ben guardare infatti, la maturità di un bambino non può darsi dalla semplice lettura della data anagrafica ma deve sondare ogni singolo caso, considerandolo a se stante dagli indici statistici.

 

  • Consulenza legale online con lo Studio Legale Rita Rossi


 
Riconoscere un diritto non dà la certezza che questo venga poi pienamente goduto dal soggetto in questione, dovendosi predisporre tutti i mezzi necessari affinché questa tutela non rimanga sopra un pezzo di carta. Pertanto, nell’ambito dell’audizione dei minori, non vanno di certo sottovalutate le modalità dell’ascolto; esso potrà avvenire direttamente ad opera del Giudice ovvero potrebbe necessitare l’ausilio di un esperto (un soggetto adeguatamente istruito e competente nelle necessità minorili). L’esigenza primaria è garantire al minore un ambiente neutro e sicuro, nel quale non si senta a disagio o sotto pressione, per poter assumere tutte le informazioni necessarie liberamente.

E’ dunque necessario lasciar spazio alla voce del minore che risulta sovrastata dalle chiacchiere inconsistenti di adulti che, troppo spesso, instaurano giudizi sui figli ma non per i figli, rilegati in un “angolo dell’aula”, senza la possibilità di esprimere la propria opinione.

Ancora una volta queste sentenze sembrano una goccia d’acqua nel deserto, così come i costanti “richiami” della comunità internazionale all’Italia perché si adegui alle comuni normative sulla giustizia child-friendly.

Sembra ancora tutto troppo poco e troppo isolato ma questo non induca ragionamenti pessimistici, piuttosto sproni tutti coloro che operano nell’ambito minorile ad un rinnovamento profondo e sostanziale che possa portare nuove tutele e nuova giustizia per i veri soggetti bisognosi di tutela, in maniera tale che titoli come questi non ci facciano più pensare solo a famosi film.

(Federico Tufano)