Per la vita familiare ci vuole rispetto

Scritto il 03 Febbraio 2013 in Diritto di Famiglia

E’ il 29 gennaio 2013 e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo mette a nudo una situazione da anni esistente e fin’ora, forse, ignorata o passata in secondo piano. Viene condannato il sistema giuridico italiano per la sua inefficacia nel predisporre tutele del diritto inviolabile del genitore (creando spesso genitori di serie B) di esercitare e vivere appieno il rapporto e il legame con il figlio.

Nel caso Lombardo contro Italia, è impossibile non avvertire l’eco del profondo dolore e del dramma che può segnare l’esistenza di un essere umano. Il genitore in questione, per anni, ha tentato svariate strade legali e si è rivolto più volte ai giudici per ottenere il riconoscimento di un diritto che gli spetta per natura, il diritto alla bigenitorialità. Violando questa primaria esigenza si compiono due crimini distinti e gravi: il primo nei confronti del minore che affronterà la crescita in maniera innaturale, non avendo un riferimento affettivo fondamentale; il secondo crimine, spesso e volentieri ignorato, viene commesso contro il genitore, privato del fondamentale rapporto con il figlio.

 

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Una casistica assai diffusa per chi opera nel diritto di famiglia vede uno dei due ex coniugi (o ex compagni) ostacolare questo rapporto del figlio con l’altro genitore, trasformando spesso un affidamento condiviso in un rapporto esclusivo tra un genitore e il figlio, impedendo nei fatti qualsiasi iterazione o rapporto umano.

Troppo spesso le decisioni dei Tribunali risultano inappropriate, frutto di un uso stereotipato e automatico di provvedimenti standard che mal si adattano alle molteplici sfaccettature che la giustizia minorile presenta, in cui ogni caso è un universo a se stante. La Corte Europea condanna proprio quest’atteggiamento remissivo e poco efficace dei giudici che non hanno le capacità per riavvicinare i genitori ai figli in caso di un conflitto tra gli ex coniugi/conviventi. Viene, inoltre, spesso a mancare la celerità nelle decisioni, svilendosi ancor di più l’efficacia del provvedimento.

In chi legge la decisione della Corte Europea cresce la speranza che questo monito porti semi di coscienza nel terreno dell’ordinamento italiano, potendo così guardare ad un futuro in cui nessun bambino sia privato, durante la sua delicata fase di crescita, del suo papà o della sua mamma.

(commento di Federico Tufano)