Il Coronavirus invade le nostre vite in tutti i sensi, inutile dirlo, è fin troppo evidente.
Per quello che ci riguarda come avvocati familiaristi, ci limitiamo ad alcune riflessioni sui risvolti che tutto ciò sta avendo e potrà avere per le famiglie separate.
L’effetto più immediato, che già si sta verificando, è quello dei contrasti tra i genitori di bambini in età scolare o che frequentano la scuola dell’infanzia, riguardo a chi e come debba gestire la chiusura delle scuole.
Come noto, il Governo ha disposto la chiusura di tutti i servizi educativi per l’infanzia e le attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado. E questo mette a dura prova la capacità dei genitori separati di comunicare tra loro per organizzare al meglio i turni dell’accudimento.
Stiamo ricevendo numerose richieste da nostri clienti o ex clienti i quali, appunto, hanno bisogno di capire come orientarsi.
Il problema è anche e sorattutto economico. E, infatti, i due genitori devono pur continuare a lavorare! Certamente un importante aiuto viene dai nonni che siano disponibili e in condizioni di prendersi cura dei nipotini per tempi così estesi; ma ci sono anche mamme e papà che non possono contare sul supporto dei nonni.
Come fare in questi casi?
Come far corrispondere le regole della separazione con i problemi indotti dal Coronavirus?
La prima cosa da fare, ovviamente, è quella di dialogare per cercare di superare in modo costruttivo i problemi organizzativi. Darsi una mano in questi momenti di grande difficoltà per tutti è sicuramente la cosa più saggia.
Ma, per quanto ciò sia di tutta evidenza, purtroppo, non sempre i genitori riescono a dialogare; e questo può dipendere dal fatto che c’è una conflittualità elevata che perdura da tempo, o la causa di separazione è ancora in corso con varie questioni irrisolte e via dicendo.
Consideriamo, allora, il caso in cui nessun dialogo sia possibile
E’ chiaro che continuano a valere le regole della separazione, quelle cioè già stabilite nell’accordo omologato o nella sentenza.
Vi saranno, pertanto, i giorni in cui spetta alla mamma organizzarsi per stare a casa con il bambino o per avere un supporto (genitori, baby sitter) e vi saranno giorni in cui questo spetterà al papà.
Il fatto è che, nella maggior parte dei casi, i tempi di presenza del bambino presso mamma i rispettivi genitori sono diversi: pensiamo, per esempio, ai casi in cui un genitore ha soltanto un fine settimana su due e un pomeriggio infrasettimanale.
In simili casi, sarà giusto concludere che il genitore con cui il bambino vive il maggior tempo debba affrontare da solo i problemi organizzativi legati alla chiusura delle scuole?
Ora, se l’altro genitore non lavora, si potrà stabilire che questi si renda disponibile a prendersi cura del figlio durante l’assenza del primo.
Ma non è così scontato che un tale accordo sia possibile.
Il genitore collocatario dovrà, allora, arrangiarsi nell’organizzare la presenza di un adulto in casa durante la sospensione scolastica imposta dal Covid 19?
La risposta formale è sì. Durante quei giorni la custodia del figlio minore spetta al genitore collocatario, il quale dunque sarà tenuto a decidere come organizzare la giornata.
D’altra parte, questa potrebbe essere un’ottima occasione (come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere) per consentire che i genitori non collocatari – diciamolo pure, per lo più i papà – possano occuparsi dei loro figli e stare con loro per più tempo.
E se non è la mamma a chiederlo o a proporlo all’ex coniuge, potrebbe esssere costui a prendere l’iniziativa.
Se poi la risposta del primo genitore sarà negativa, ci si potrà rivolgere al Giudice per ottenere una revisione temporanea delle regole.
E come vedremo subito c’è anche una ragione economica che consiglia al genitore non collocatario di proporre il proprio aiuto.
I riflessi economici
In prima battuta, rispondiamo di no.
Se, infatti, le scuole rimarranno chiuse qualche settimana o qualche mese (speriamo ovviamente di no), non si giustificherà alcuna modifica delle regole economiche; in altri termini, il genitore che abbia messo a disposizione il proprio tempo per supportare il genitore collocatario non potrà esigere una riduzione del manteniemnto dovuto.
Al tempo stesso, tuttavia, il genitore collocatario potrebbe compensare in qualche modo il supporto che l’altro abbia prestato.
Qualora, però, nessuna collaborazione sia possibile, e ciascun genitore si organizzi da sè, gli oneri economici dell’eventuale assunzione di una baby sitter andranno regolati – almeno per quanto riguarda il territorio facente capo al tribunale di Bologna – slla base del Protocollo delle spese straordinarie.
In pratica, questo protocollo stabilisce che le spese di baby sitting possano essere sostenute anche se non concordate preventivamente tra i genitori; e ciò in quanto si tratta di spese nell’interesse generale dei figli. Quindi, il genitore che le sostenga avrà diritto a esigerne il rimborso pro quota da parte dell’altro, anche se non sia stato concordato preventivamente di far ricorso alla baby sitter.
Ad una condizione però: queste spese di baby sitting devono essere giustificate – precisa il Protocollo bolognese – dalla esigenze lavorative del genitore collocatario, semprechè l’altro genitore non offra tempestive alternative tramite la rete familiare di riferimento.
Il genitore non convivente con il minore potrebbe dunque trovarsi a dover sostenere, pro quota, le spese della baby sitter di cui si avvalga l’altro genitore. Il solo modo per evitarlo, come si è detto, è – per il genitore non convivente- quello di offrire il proprio supporto.
Personalmente ritengo che la regola appena considerata – che si può leggere nel Protocollo – meriterebbe di essere rivista ai tempi del Coronavirus.
E, infatti, nulla esclude che anche il genitore non collocatario debba avvalersi di una baby sitter per riuscire a districarsi nel problema dello stare a casa con il figlio e del continuare a lavorare.
Credo, pertanto, che il Giudice che dovesse trovarsi a decidere al riguardo, dovrà necessariamente adattare le regole stabilite in tempi non sospetti.