Si può non riconoscere un figlio? O meglio: quali conseguenze può comportare non riconoscere un figlio?
Quando un bambino nasce da madre coniugata, si presume per legge che il marito della donna sia il padre. Ma cosa succede quando la madre non è coniugata?
In tal caso il bambino diventa legalmente figlio dell’uomo che lo ha generato se quest’ultimo lo riconosce come figlio. Ma questo riconoscimento spontaneo non si verifica sempre.
Riconoscere un figlio non è obbligatorio
Prima di tutto devi sapere che riconoscere un figlio non è obbligatorio. Il riconoscimento è un atto volontario, pertanto si esclude in partenza che il mancato riconoscimento si possa considerare reato.
L’uomo che quindi decide di non riconoscere il figlio non potrà venire perseguito penalmente.
Le conseguenze che possono derivare dal mancato riconoscimento sono altre.
Prima di tutto, la madre potrà ottenere il medesimo effetto del riconoscimento spontaneo del nato rivolgendosi al tribunale.
Il riconoscimento potrà, dunque, avvenire per effetto di una sentenza del tribunale.
In tal caso, la sentenza dichiarerà che il minore è figlio del convenuto, cioè dell’uomo invitato a partecipare al giudizio.
Si parla, in questo caso, di domanda per la dichiarazione giudiziale della paternità.
Qualora il figlio abbia più di 14 anni, occorre il suo consenso perché la madre possa procedere.
L’accertamento della paternità avviene mediante l’espletamento di una consulenza tecnica genetica, la quale cioè verifica la compatibilità genetica tra l’uomo e il presunto figlio.
Una volta divenuto maggiorenne, poi, il figlio stesso potrà rivolgersi al giudice per ottenere l’accertamento della propria paternità.
La legge non stabilisce dei limiti di tempo oltre i quali questa domanda non può più essere formulata; pertanto, l’uomo che non ha riconosciuto il figlio rimane esposto al rischio di essere convocato davanti al giudice vita natural durante.
Cosa succede nel giudizio di accertamento della paternità?
Nel giudizio così instaurato il giudice verifica l’esistenza del legame di sangue tra il presunto padre e il presunto figlio tramite una perizia. In pratica, viene effettuato un prelievo di sangue o salivare da parte di un tecnico incaricato dal giudice.
E qualora risulti la compatibilità genetica tra i due, verrà pronunciata una sentenza che consacra ufficialmente che Caio è figlio di Tizio, a tutti gli effetti di legge; e attenzione, con effetti retroattivi dalla nascita.
Il presunto padre non può evitare tutto questo non presentandosi davanti al giudice. Un comportamento del genere verrebbe, infatti, considerato come la prova del fatto che egli è realmente il padre.
La sentenza che sostituisce il mancato riconoscimento spontaneo
Ebbene, con la sentenza che stabilisce che Tizio è padre di Caio si produrranno gli effetti di un riconoscimento spontaneo.
Pertanto, Tizio e Caio vengono dichiarati padre e figlio a tutti gli effetti di legge fin dal momento della nascita del figlio.
Il padre poi:
– sarà tenuto ad adempiere ai propri doveri genitoriali di mantenimento, di educazione, istruzione e assistenza morale
– eserciterà la responsabilità genitoriale sul figlio minorenne
– dovrà corrispondere alla madre il mantenimento pregresso, dovuto cioè per tutti gli anni trascorsi dalla nascita
E, infine, verranno regolamentati tempi e modalità di incontro tra padre e figlio.
Riguardo al cognome, è diritto del figlio conservare il cognome materno, specie se egli già da tempo si identifichi con esso. Ma è anche possibile aggiungere il cognome paterno a quello materno o sostituire il primo al cognome materno.
Effetti successori
Altra conseguenza riguarda i diritti ereditari, dato che chi è stato accertato come figlio diventa, per ciò stesso, erede del genitore.
Rischio di condanna al risarcimento del danno
Inoltre, il padre potrà essere chiamato in una nuova causa, su iniziativa della madre o del figlio o di entrambi, per ottenere il risarcimento del danno morale ed esistenziale subito a causa del mancato riconoscimento.
Mi limiterò a citare un caso storico deciso nel 2004 dalla corte d’appello di Bologna che condannò il padre a risarcire al figlio negletto la somma di 2 milioni di euro. Il ragazzo infatti era cresciuto con il solo sostegno della madre e si era dovuto accontentare di un lavoro umile, mentre gli altri figli dell’uomo, nati dal matrimonio di questi con un’altra donna, erano divenuti liberi professionisti e vivevano in condizioni agiate.
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